Tagli e botte in piazza: dopo la protesta di piazza dei
poliziotti alla quale s'erano associati i militari
dell'esercito, arriva quella, a sorpresa, dei carabinieri, che
in un comunicato del Cocer attaccano la casta, il governo e il
premier. Non era mai successo a un esecutivo di suscitare la
contemporanea protesta di polizia, carabinieri ed esercito per i
tagli a sicurezza e difesa.
Anche l'Arma ora non ci sta più, i militari sono "stufi".
Rompono il loro consueto silenzio. E, soprattutto, la tradizione
che li vuole non solo nei secoli fedeli, ma sempre rispettosi
soprattutto nei toni nei confronti del governo che, di recente,
li ha elevati a rango di quarta Forza Armata. Va detto che
l'Arma dipende un po' dalla Difesa (polizia militare), un po'
dall'Interno (ordine pubblico), un po' dalla Salute (Nas), un
po' dall'Ambiente (Noe), un po' dai Beni culturali (Nucleo
patrimonio artistico), un po' da Palazzo Chigi. Senza contare
che dai loro ranghi proviene uno dei tre direttori dei servizi
segreti, il generale Giorgio Piccirillo (Aisi).
Ma il combinato disposto dei tagli alle risorse della sicurezza
e del lavoro massacrante al quale sono stati sottoposti a Roma
sabato scorso li ha esasperati. La preoccupazione per la manifestazione No-Tav
di domenica in Val di Susa ("auspichiamo - dicono - che sia
garantita "in primis" l'incolumità del personale in divisa"), ha
fatto esplodere tutta la loro rabbia finora compressa nelle
caserme. E hanno deciso di uscire allo scoperto per "urlare",
per usare le parole di un alto ufficiale dell'Arma, il loro
"grido di allarme". I militari, si sa, non hanno facoltà di
esprimere dissenso, né, tantomeno, di protestare pubblicamente.
Questo compito è demandato dunque al loro unico organo di
rappresentanza, il Cocer, una sorta di sindacato
democraticamente eletto. È questo organo di rappresentanza a
esprimere "umore e preoccupazione" per quanto sta avvenendo. Lo
fa, forse per la prima volta nella storia dell'Arma, con un
linguaggio forte e con toni antipolitici e antigovernativi stile
sindacati di polizia, forse anche per appagare in qualche modo
la protesta che proviene dal basso da una base di carabinieri e
sottufficiali che non sono più disposti a incassare botte "per
sette euro all'ora".
"Il governo - accusa il Cocer carabinieri in polemica, senza
però mai citarlo, con il ministro della Difesa Ignazio La Russa
- taglia sulla sicurezza, ma non si dimentica di finanziare la
festa delle Forze Armate del prossimo 4 novembre". "È questo -
continua - un governo impegnato a salvaguardare l'apparenza più
che la sostanza: si sa, le foto ricordo durante queste
manifestazioni possono valere più di cento parole, facendo
percepire agli ignari cittadini una vicinanza al comparto
sicurezza e difesa, di fatto inesistente! Con i tagli alle spese
dell'ordine e sicurezza pubblica, il governo ha infatti
dimostrato tutti i limiti della sua azione".
Ecco il j'accuse alla casta. "Alla nostra classe politica -
sostiene la rappresentaza militare - non interessa che durante
questi servizi il Carabiniere il più delle volte non mangi,
oppure lavori dodici ore continuative senza percepire
straordinario e in condizioni a dir poco aberranti come
ampiamente hanno dimostrato le immagini dei violenti scontri di
piazza. A loro interessa solo tagliare le spese per questi
servizi. Siamo nel pieno ciclone alimentato da una classe
politica che pensa più che a salvaguardare, ad aumentare i
propri privilegi". "Ci chiediamo - è l'affondo rivolto
polemicamente in questo caso al ministro dell'Economia Giulio
Tremonti - quali spese verranno tolte dal bilancio statale,
visto che siamo già altamente maltrattati".
Ed ecco l'attacco frontale al governo. "I Carabinieri sono
stanchi di sottacere e di subire le imposizioni di un governo
che continua imperterrito a penalizzarli economicamente per
giustificare i propri sprechi (auto blu con scorta,
autisti/maggiordomi, segretari, vigilanze) e che continua a
chieder loro sacrifici economici". "Oggi - continua la protesta
- abbiamo un dato di fatto oggettivo: la sicurezza per
l'italiano è gravemente compromessa. Garantire sicurezza, per i
Carabinieri vuol dire lavorare gratis, per i nostri amabili
parlamentari vuol dire aumento di servizi di esclusiva utilità
gratuiti perché pagati con i sacrifici dei cittadini tutti e con
i tagli ai servitori dello Stato garanti dell'ordine e della
sicurezza pubblica".
Ce n'è anche per il premier: "Qualcuno - attacca il Cocer -
spieghi al presidente del Consiglio il significato dei sacrifici
che il Carabiniere fa per garantire la giustizia sociale ed i
diritti del cittadino. I Carabinieri rimandano al governo le
belle parole ed i ringraziamenti ipocriti".
Il malessere serpeggia fra le forze dell'ordine. Martedì i
sindacati di polizia di tutto l'arco costituzionale hanno
protestato in piazza contro il ministro dell'Interno Roberto
Maroni che riferiva al Senato sulla guerriglia di sabato. Nella
stessa giornata il Cocer Esercito solidarizzava (anche questo,
senza quasi precendenti), con la manifestazione dei poliziotti.
"I tagli all'Esercito - denuncia il suo Cocer - la componente
più impegnata nelle missioni all'estero, incidono sulla
protezione e sulla sicurezza del personale. E stanno facendo
vertiginosamente decadere la qualità della vita nelle caserme".
(20 ottobre 2011)
Tratto da:
www.repubblica.it
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